La mente e i suoi tarli

Conoscete la metafora del tarlo che si insinua nella  testa, vero? Credo proprio di sì. È quel pensiero che viene da lontano, di solito un dubbio su di sé o sulle proprie capacità, che si insinua sempre più, fino a quando non ve lo ritrovate piazzato e ben radicato al centro della vostra attenzione.

Occhio: non arriva in un momento qualunque! Il tarlo arriva quando avete finalmente preso la decisione, la svolta che siete pronti a dare alla vostra vita. Quando avete scandagliato tutti i pro e i contro, eccolo lì, arriva da lontano quel sottilissimo fastidio, di cui non siete ancora coscienti, eppure c’è. E ve ne accorgete perché sembra stare lì per mettervi i bastoni fra le ruote. Si chiamano frasi killer, che entrano quasi in automatico ogni volta che vi decidete a fare qualcosa di nuovo, tipo: tanto non ce la farai mai, ma chi ti credi di essere, ma chi te lo fa fare….Accidenti, sembrano stare lì apposta, appollaiate buone buone fino a quando non si decidono a entrare in azione: quando? Esattamente nel momento in cui prendete il coraggio di apportare un cambiamento nella vita. E certo, finché vi muovete nelle vecchie abitudini non c’è gusto!

Da dove arriva questo pensiero e come fa ad insinuarsi e a crescere al punto tale da farvi dubitare, malgrado abbiate analizzato tutto? Vediamo come i primi elementi della Mindfulness ci possono aiutare a trovare qualche risposta.

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Laboratorio: perché?

Organizzare laboratori esperienziali è una delle attività di una counselor, a me piace tantissimo. Ne ho organizzati diversi, sulle emozioni, sulle dinamiche relazionali, tra genitori e figli, di coppia, sulla assertività, la gestione del tempo, la comunicazione.

Come mai laboratori e non seminari?

Il seminario prevede la presenza di un esperto del tema che espone il suo sapere ad una platea, a senso unico. Come se ci fossero due contenitori, uno tanto pieno, l’altro tanto meno: durante il seminario  l’esperto travasa un po’ di contenuto da sé alla platea. Il tutto avviene sul piano cognitivo. Poi si torna a casa, con il contenitore del sapere un pochino più pieno di prima.

Vi domando: ora che ne sapete un po’ di più, ad esempio, sulle dinamiche interpersonali, sapete anche come rendere le vostre relazioni più soddisfacenti? Purtroppo no. Sapere la teoria non basta, avete bisogno di fare pratica. Non avete forse fatto così per prendere la patente di guida? O quando avete imparato a mangiare da soli?

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Chi sta gridando?

Una sorta di quiete dei primi giorni di settembre vede le persone ancora abbronzate rientrare nei luoghi della quotidianità. Malgrado il riposo e l’essere rigenerati, l’umore non è alto. I media parlano di ricerche fatte da scienziati per spiegare il perché ci ritroviamo così, quasi scarichi. Come se ci servisse a qualcosa, sapere il perché.

In quest’aria un po’ rarefatta, urla sgolate di bambini piccoli un po’ infastidiscono anche il mio di torpore, all’inizio penso a quale forma di violenza stiano subendo al nido qui vicino; e a cosa potrebbero fare le maestre per evitare tanto sgolarsi. O forse per evitare di infastidire la mia concentrazione intorpidita. Poi, conoscendo la qualità dei servizi del nido in questione, ho pensato che forse le maestre sanno bene com’è il loro lavoro e lo stanno facendo. I bambini pure.

I bambini piangono, urlano forte, e dicono a loro modo tutto il disappunto nel fatto che non stanno più nel loro ambiente familiare, con i genitori o coi nonni, magari al mare o in qualche altro posto ameno. Ogni tanto il pianto si placa, e poi a voci alterne qualcuno riparte.

Il pensiero allora va a quando quel bambino o bambina, che stamattina non ne vuol sapere, tra qualche anno sarà alle elementari,  poi alle superiori, e ancora più in là, intorpidito pure lui o lei, riprenderà il suo lavoro dopo la pausa estiva.

Che succede quando cresciamo? In che modo sfoghiamo tutto il nostro disappunto? Che fine fa quel bambino capace di strillare così forte?

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Vorrei

Vorrei che fosse oggi in un attimo già domani
per stravolgere in un attimo tutti i miei piani
perché sarà migliore e io sarò migliore
                 come un bel film che lascia tutti senza parole                                   [La fine, Tiziano Ferro]

Quando senti il guizzo, l’intuizione che la tua vita può cambiare, il desiderio che si affaccia dentro di te, non rimandare, cogli al volo e vai. Per una volta segui l’istinto, metti un piede fuori dalla tua zona di comfort e vai. Se l’hai pensato, anche solo per un momento, significa che sei pronto, che è arrivato il momento di avviare il cambiamento che hai tanto desiderato e accarezzato dentro di te.
Ora, questo è il momento giusto per iniziare una strada nuova.
Potresti aver paura sì! e raccontarti scuse e alibi per non iniziare, e rimandare ancora raccontandoti che non meriti di stare meglio, e che la felicità alla fine non esiste. E via, tutto nel secchio. Continua a leggere Vorrei

Le piccole paure

La vita ti pone continuamente occasioni per evolvere e migliorarti, lungo un percorso, che chiede tempo e tanta pazienza con te stesso. Come? Imparando a conoscere le tue paure, poi a ri-conoscerle e familiarizzarci un pò. Non vanno ignorate o nascoste: le paure dicono qualcosa di te, ti danno informazioni utili. Su cosa? Su una parte di te che ha bisogno della tua attenzione, forse un tuo limite.

C’è ad esempio la paura di guidare in autostrada; o quando entri in mare la paura di non vedere dove metti i piedi; o la paura di smarrirti quando ti trovi in un paese straniero e temi di non riuscire a farti capire; o la paura di lasciarti andare completamente, quando stai per addormentarti o per innamorarti. Non sono gravi, sono piccole paure che condizionano silenziosamente il tuo quotidiano. E tu, quali conosci? Continua a leggere Le piccole paure