Conosci la tua mappa?

Avete presente quando conoscete qualcuno e all’inizio tutto fluisce armonicamente e naturalmente, ed è talmente bello che ci si capisce al volo? Capita così negli amori e anche con alcune amicizie!

Poi man mano che la conoscenza avanza ci si accorge che non c’è una simmetria perfetta (e meno male!). Che l’altro non sempre coglie qualunque mio pensiero o stato d’animo, e di conseguenza non sempre ‘azzecca’ la risposta giusta al momento giusto. Oooohh e com’è? Amara sorpresa e delusione…

Ci rendiamo conto che all’altro serve un aiutino per capirci e allora ci mettiamo a cercare le parole per esprimere quello che stiamo provando o quello di cui avremmo bisogno, e…? E ci accorgiamo che non è poi così semplice parlare di sé, vorremmo invece che l’altro capisse senza stare a dare troppe spiegazioni. Figuriamoci poi quando si tratta di coppie di lunga data! Ti pare che ancora non sappia che mi dà fastidio quando…? Ma che glielo devo ancora spiegare che vorrei fosse qui con me invece di…?

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Senza tante parole

Quante volte avremo cantato questa canzone…guardare dentro un’emozione: voi c’avete mai provato? Può essere bellissimo o molto doloroso, magari intenso e allora ti possono venire le vertigini! Oppure è qualcosa di sottile come quando senti “la tristezza che cade in fondo al cuore e come la neve non fa rumore”. E allora cerchi di impegnare al massimo il tuo tempo per non sentire che dentro qualcosa muore.

Il fatto è che quando entri dentro ad un’emozione, ti accorgi che c’è qualcos’altro che detta le regole, e  non basta razionalizzare, analizzare e spiegare. Anzi, ti trovi a fare i conti con qualcosa di più fantasioso e creativo. E se non sei allenato, certo potresti anche smarrirti o spaventarti.

Come quelle coppie che non litigano mai, per paura che possa succedere qualcosa di irreparabile.

O come quelle persone che non si innamorano mai, per paura di perdersi.

O come chi rimane sui binari, per non rischiare di scegliere il proprio percorso di vita.

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Oggi sono io (Alex Britti)

È da qualche giorno che mi gira dentro questa canzone, fra la testa e il cuore: parla di una cosa bellissima per me, il tenero imbarazzo di essere se stessi davanti a qualcuno di speciale.

Ti sarà capitato di incrociare quasi per sbaglio uno sguardo, un atteggiamento, un modo di ridere e ti accorgi che, per chissà quale motivo, quell’incontro è stato diverso. E ogni volta che ritorna, senti che la solita maschera che indossi sta scivolando giù e, anzi, vuoi che l’altro ti veda, veda chi sei veramente. Certo, hai anche un po’ paura, perché l’altro potrebbe innamorarsi di quel che sei davvero, oppure no. Potrebbe rimanere indifferente e il tutto rivelarsi un’altra fragile illusione.

Malgrado questo, hai voglia di correre il rischio, di farti vedere per quel che sei. E allora provi a dire cose ma non vuoi essere banale e non vuoi rovinare tutto, ed ecco che sale quel dolcissimo imbarazzo che ti fa sentire magari goffo e poco smart, come si dice oggi.

È quel tenero imbarazzo che non ti fa dire cose tanto per fare colpo, bensì ti fa aspettare per trovare il momento giusto e le parole adatte per dire che lui o lei ti piace proprio per davvero. Oh quanta emozione!

Allora sì che il cuore riconosce l’autenticità, allora sì che può avvenire l’incontro. Perché?

Perché oggi finalmente mi presento: oggi sono io.

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LAB ‘Dal corpo alla mente’

Nell’articolo Dal corpo alla mente  raccontavo che quando stiamo bene ci viene voglia di fare qualche cambiamento per rendere migliore la nostra vita. Poi però ci facciamo riagganciare dalla routine, trascuriamo i messaggi del corpo e ancoriamo le decisioni solo alla testa: tutto torna come prima e la frustrazione aumenta.

Come mai non riusciamo a realizzare i buoni propositi formulati durante l’estate? Vogliamo vedere insieme come si fa?

Vi propongo un laboratorio dove verificare la motivazione attuale che accompagna i vostri desideri e progetti, e scoprire come riuscire a realizzarli.

Sabato 30 settembre alle 11

ci vediamo per il laboratorio esperienziale sul tema ‘Dal corpo alla mente‘, che durerà 2,5 ore. La partecipazione prevede un contributo di 15€ previa prenotazione, scrivendo a mcfalaschi.counselor@gmail.com. Una volta effettuata la prenotazione, provvederò a inviare l’indirizzo preciso dove terremo l’incontro (zona Lanciani).

Chi sta gridando?

Una sorta di quiete dei primi giorni di settembre vede le persone ancora abbronzate rientrare nei luoghi della quotidianità. Malgrado il riposo e l’essere rigenerati, l’umore non è alto. I media parlano di ricerche fatte da scienziati per spiegare il perché ci ritroviamo così, quasi scarichi. Come se ci servisse a qualcosa, sapere il perché.

In quest’aria un po’ rarefatta, urla sgolate di bambini piccoli un po’ infastidiscono anche il mio di torpore, all’inizio penso a quale forma di violenza stiano subendo al nido qui vicino; e a cosa potrebbero fare le maestre per evitare tanto sgolarsi. O forse per evitare di infastidire la mia concentrazione intorpidita. Poi, conoscendo la qualità dei servizi del nido in questione, ho pensato che forse le maestre sanno bene com’è il loro lavoro e lo stanno facendo. I bambini pure.

I bambini piangono, urlano forte, e dicono a loro modo tutto il disappunto nel fatto che non stanno più nel loro ambiente familiare, con i genitori o coi nonni, magari al mare o in qualche altro posto ameno. Ogni tanto il pianto si placa, e poi a voci alterne qualcuno riparte.

Il pensiero allora va a quando quel bambino o bambina, che stamattina non ne vuol sapere, tra qualche anno sarà alle elementari,  poi alle superiori, e ancora più in là, intorpidito pure lui o lei, riprenderà il suo lavoro dopo la pausa estiva.

Che succede quando cresciamo? In che modo sfoghiamo tutto il nostro disappunto? Che fine fa quel bambino capace di strillare così forte?

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