Non ci sto!

Osservo la gente che incontro, ascolto quello che dice e come lo dice, leggo quello che scrive e come lo scrive. E tutto ciò quotidianamente mi convince della necessità di prendersi cura di sé, come scelta responsabile verso di sé in primis e poi verso gli altri.

L’ennesimo evento drammatico, l’ultimo in ordine cronologico, di un uomo che spara alla moglie e alle figliolette perché non accetta la fine del matrimonio è umanamente insopportabile e intollerabile. E sicuramente ripartirà il solito ritornello: ‘ma non è possibile, sembrava tanto una brava persona, una persona normale, sarà stato in preda ad un raptus…’ Non ci sto! Ma basta con le stupidaggini!

Non mi interessa entrare nel merito del perché si  arrivi alla soluzione estrema. Mi interessa capire cosa accade quando le cose vanno diversamente dal previsto, voglio evidenziare il processo di come si evolvono le cose.

Quando le situazioni si fanno difficili, bisogna attrezzarsi per affrontarle. Almeno, così dovrebbero fare gli adulti. Questo vale quando c’è una violenza, quando viene fuori un tradimento, quando bisogna chiudere una storia, quando si perde un lavoro, o quando non si riesce più a dialogare con i propri figli. Talvolta, invece, ho l’impressione che noi adulti rimaniamo smarriti di fronte ai fatti della Vita e non sappiamo come gestirli. Quando la Vita esce dai copia-e-incolla di frasi memorabili su Facebook o su Instagram, e quando il dolore e lo smarrimento attecchiscono sulla carne, le persone sembrano perdere i riferimenti primari, e vanno in giro come pentole a pressione con la valvola tappata, pronte a scoppiare da un momento all’altro. E si scatenano ire funeste ingiusticabili.

Esatto: non c’è alcuna giustificazione ad atti così estremi. Ognuno deve farsi carico di se stesso e delle proprie scelte. Quando impareremo a prenderci cura delle nostre frustrazioni, paure, ansie, dolori, (invece di sfogare sui social network…), eviteremo di scaricarli addosso agli altri. Si chiama assunzione di responsabilità della propria vita. Questo mi aspetto da uno adulto.

E allora quando la storia sta prendendo una piega diversa da quella che ti aspettavi, vai a parlarne con qualcuno: almeno per alleggerire un po’ il carico che ti porti dentro. Se non c’è un amico capace di ascoltare senza giudicarti, ci sono dei professionisti che fanno questo per mestiere. Altrimenti, tutto cova dentro nel dolore e nella rabbia, che non sai dove potrebbe portarti. E allora cosa aspetti?

Se la storia sta prendendo una piega diversa da quella che avevi sognato, NON è una tragedia. E non deve finire in tragedia. Chiudere una storia in modo dignitoso è possibile, nel rispetto di sé e nel rispetto degli altri. Finisce il tratto di strada fatto insieme, ma non finisce la Vita.

Dillo ai tuoi colleghi, ai tuoi amici, ai tuoi conoscenti: saranno sicuramente tutte brave persone e persone normali. Fino a quando…

La prossima volta che leggerai un post sulla felicità di un tuo amico, fai la prova e chiedigli se vive veramente quello che ha pubblicato, o se è solo un copia-e-incolla ben lontano dal suo vissuto.

 

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